martedì 14 febbraio 2017

Sarajevo pacifica e multiculturale

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Condensare in un articolo l’architettura e il significato di un’infrastruttura della conoscenza come la Vijećnica di Sarajevo è impresa ardua. Vijećnica è infatti il fulcro e il simbolo culturale della storia di una città, Sarajevo, e del Paese di cui essa è la capitale, la Bosnia Erzegovina. Sulla sua scala sono state scattate alcune delle ultime foto all’arciduca Francesco Ferdinando prima della sua uccisione da parte di Gavrilo Princip, che portò allo scoppio della prima guerra mondiale.

Una storia che durante la guerra balcanica l’artiglieria serba ha cercato di cancellare nella notte tra il 25 e il 26 agosto 1992. Quella notte, le bombe incendiarie lanciate dalle colline che circondano la città causarono la perdita del 90 per cento del fondo totale della biblioteca, circa due milioni di copie tra libri, articoli, riviste e manoscritti. Anche se parte del patrimonio era stata messa al sicuro nel periodo antecedente quello che sarebbe stato l’assedio più lungo mai subito da una città nella storia moderna, il rogo della Vijećnica, durato tre giorni, aveva quasi completamente distrutto la cultura scritta bosniaca e le interazioni tra i vari imperi e culture che lì si erano succeduti: il Regno di Bosnia, l’Impero Ottomano e quello Austroungarico, il Regno di Jugoslavia, la Repubblica Federativa di Jugoslavia di Jozip Broz Tito e la giovane repubblica. Costruita nel punto in cui la Baščaršija – l’antico e bellissimo quartiere ottomano simbolo della città – si insinua tra le montagne e il fiume Milja­cka, l’edificio della Vijećnica, si stagliava sul tessuto urbano circostante, composto di piccole case a due piani, e lo chiudeva con la sua pianta triangolare e le sue facciate.

La biblioteca è stata distrutta con bombe incendiarie durante la guerra di Bosnia ed Erzegovina. (Foto Dženat Derković)

La biblioteca è stata distrutta con bombe incendiarie durante la guerra di Bosnia ed Erzegovina. (Foto Dženat Derković)

In origine municipio della città, fu progettato nel 1892 dall’architetto austro-ungarico Alexander Wittek, che riprese un precedente disegno, opera dell’architetto ceco Karel Pařík, non realizzato per dissidi con l’allora Ministro delle Finanze dell’Impero, Barone Benjamin Kalaj. Per il disegno dell’edificio, pensato in stile neo-moresco a simboleggiare le idee politiche imperiali che avevano nell’interazione e integrazione tra le diverse culture territoriali uno dei suoi tratti salienti, Wittek si ispirò a due antiche moschee situate al Cairo. Le stalattiti del cornicione e la decorazione delle fontane rimandano alla moschea di Hassan (1359), mentre da quella di Kait-Bej (XV sec.) furono ripresi alcuni dei tratti che più rendono riconoscibile l’edificio nello skyline di Sarajevo, la dentatura del cornicione del tetto e la policromia orizzontale. Con la morte di Wittek, avvenuta nel 1894, il progetto passò nelle mani di Ćiril Metod Iveković che la portò a compimento nel medesimo anno. Nel 1947, con la fine della monarchia, la Vijećnica fu trasformata in biblioteca, divenendo la sede dell’Accademia delle Belle Arti nonché la Biblioteca Nazionale e Universitaria della Bosnia Erzegovina ed epicentro culturale della sua società multietnica e multi-religiosa.

Foto Ferhad Mulabegović

Foto Ferhad Mulabegović

La notte del 25 agosto 1992 i “popoli delle montagne” guidati da Nikola Koljević, Radovan Karadžić e Slobodan Milošević vollero distruggere tutto questo con le bombe incendiarie e in parte ci riuscirono. Ci sono voluti 18 anni di complessi restauri – coordinati da DOM Studije e Studio Urbing – per ricostruire la Vijećnica, purtroppo senza poter reintegrare il fondo librario nella sua totalità. I lavori, eseguiti in più fasi, sono stati finanziati prima dal governo austriaco e poi dalla Commissione Europea. Alla fine la Vijećnica è tornata a svolgere il proprio ruolo. Anche se, vale la pena ricordarlo, nemmeno durante i bombardamenti erano venute meno le sue funzioni e restano memorabili i concerti quotidiani del violoncellista Vedran Smailović che suonava l’Adagio di Albinoni durante l’assedio. E pure nelle fasi di ricostruzione sono stati sempre resi disponibili spazi per allestire mostre o tenere concerti. Oggi la Vijećnica ha recuperato la sua primigenia funzione, Municipio di Sarajevo, con una parte occupata da una piccola biblioteca e da sale polivalenti, ma soprattutto ha riconquistato il suo status di simbolo architettonico, civile e culturale di una città multietnica, tollerante e culturalmente attiva come Sarajevo è sempre stata e come è tornata a essere.

Foto Anida Kreco

Foto Anida Kreco

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Fonte: http://www.abitare.it/it/habitat/patrimonio-storico/2017/02/05/la-rinascita-del-municipio-di-sarajevo/

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